Testo di Celebrazione del Triduo

 

Sussidio liturgico a uso dei fedeli,
a cura dei Servizio per la Pastorale Liturgica. 

I testi liturgici concordano con gli originali approvati. 

Can. Claudio Fontana,
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche. 

Milano, 5 aprile 2020,
Solennità della domenica delle Palme e della Passione del Signore 

IN COPERTINA:
Scultore Antelamico, Crocifisso (Sec. XIII) Bonzeno, Lecco, Parrocchia di Sant’Andrea Paolo Manusardi Fotografo, Milano 

GIOVEDÌ SANTO 

Celebrazione vespertina nella Cena del Signore 

INTRODUZIONE 

Inizia questa sera il sacro Triduo, nel quale è reso presente e si compie il mistero della Pasqua. In esso la Chiesa, attraverso i se- gni liturgici, si associa in intima comunione con Cristo, suo Spo- so, che facendosi uomo ci raccoglie in unità, umiliandosi ci innal- za, consegnandosi alla morte ci libera, soffrendo ci riscatta. Questa celebrazione conserva una catechesi biblica molto par- ticolare: la prima lettura, tratta dal libro del profeta Giona (1,1- 3,5.10), da un lato pone come centrale il tema della misericordia di Dio e dall’altro diviene prefigurazione del mistero pasquale di Cristo, secondo le parole stesse del Signore Gesù (cfr. Matteo 12,38-41; 16,4; Luca 11,29-32). Nel secondo brano proclamato (1Corinzi 11,20-34), l’Eucaristia è fatta risalire al gesto gratuito di Gesù, ma sono riportati anche i severi ammonimenti dell’apostolo Paolo contro coloro che celebrano, «in modo indegno», la cena del Signore. La liturgia della Parola trova poi il suo centro e verti- ce nella proclamazione della prima parte della Passione secondo Matteo (26,17-75): dal tradimento di Giuda all’agonia nel Getsè- mani, fino all’arresto di Gesù e al rinnegamento di Pietro. 

Nella tradizione ambrosiana, la liturgia vespertina del Giovedì santo assume la connotazione di una vera e propria celebrazione “vigiliare” e, ricordando la cena pasquale di Cristo, vuole davvero essere il primo atto commemorativo della Passione redentrice. 

 

giovedì santo 

Celebrazione vespertina nella Cena del Signore 

introduzione 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

rito della luce 

La liturgia del Giovedì santo ripercorre i momenti iniziali della Passione del Signore. Mentre si accendono i lumi, acclamiamo a Cristo affinché, con il suo aiuto, nel nostro cuore non abbiano a vincere le tenebre del peccato, ma trionfi la luce della grazia. 

O Dio, tu sei la mia luce; 

Dio mio, rischiara le mie tenebre. 

Per te sarò liberato dal male; 

Dio mio, rischiara le mie tenebre. 

O Dio, tu sei la mia luce; 

Dio mio, rischiara le mie tenebre. 

 

inno 

Sciogliamo a Cristo un cantico, che venne per redimere nel sangue suo purissimo l’umanità colpevole. 

Segue la notte al vespero, notte di sangue gravida: Gesù sopporta il perfido bacio che morte provoca. 

Vile bagliore argenteo vinse il fulgor dei secoli; Giuda, mercante pessimo, vende il sole alle tenebre. 

Grida la turba immemore, Gesù vuol crocifiggere: la Vita, stolti, uccidono che i morti fa risorgere. 

Onore, lode, gloria
al Padre, all’Unigenito, a te, divino Spirito, negli infiniti secoli. Amen. 

responsorio 

(cfr. Matteo 26,31.40.46) 

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Questa notte stessa
voi tutti resterete scandalizzati per causa mia. Infatti sta scritto: «Ucciderò il pastore, e le pecore del gregge saranno disperse». 

Così, non avete trovato la forza di stare svegli un’ora con me, voi che vi esortavate a vicenda 

Ma Giuda, vedete come non dorme e si affretta a consegnarmi ai Giudei. Alzatevi, andiamo, l’ora è venuta.
Infatti sta scritto: «Ucciderò il pastore, e le pecore del gregge 

lettura 

(Giona 1,1-3,5.10) 

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Nel disegno di Dio, il profeta Giona, rimasto sepolto nel mare per tre gior- ni e tre notti e poi restituito al suo ministero profetico, è figura di Gesù, risorto il terzo giorno dal sepolcro. 

Lett. Lettura del profeta Giona. 

In quei giorni. Fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleg- gerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell’equi- paggio e gli disse: «Che cosa fai così addormentato? Àlzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo». 

Quindi dissero fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte per sapere chi ci abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra». Quegli uo- mini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lo aveva loro raccontato. Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia». 

Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano, perché il mare andava sempre più infuriandosi contro di loro.
Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa’ che noi non periamo a causa della vita di quest’uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Prese- ro Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e gli fecero promesse. 

Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, e disse:
«Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha risposto;
dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce. 

Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare, e le correnti mi hanno circondato; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati.
Io dicevo: “Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”.
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l’abisso mi ha avvolto, l’alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore, mio Dio.

Quando in me sentivo venir meno la vita, ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te, fino al tuo santo tempio.
Quelli che servono idoli falsi abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore».
E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.
Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».
I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestiro- no il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. 

salmello 

Vegliate e pregate,
per non entrare nella tentazione, perché il Figlio dell’uomo
sta per essere consegnato 

Alzatevi, andiamo:
è qui colui che mi consegnerà 

orazione 

(cfr. Marco 14,38.41-42; 9,31) 

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Arciv. O Dio giusto e buono, ricordando il castigo che Giuda trovò nel suo stesso delitto e il premio che il ladro ricevette per la sua fede, ti imploriamo che arrivi fino a noi l’efficacia della tua riconciliazione, e come a quelli fu data, nella passione redentrice, la ricompensa secondo la disposizione del loro cuore, così a noi, liberati dall’antica colpa, sia concessa la grazia della beata risurrezione con Cristo, tuo Figlio, no- stro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’uni- tà dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

epistola (1Corinzi 11,20-34) 

La celebrazione eucaristica risale alla volontà e al gesto del Signore che, nell’ultima Cena, la notte del tradimento, offre il suo corpo e il suo sangue agli apostoli e alla Chiesa. 

Lett. Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. 

Fratelli, quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! 

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho tra- smesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio cor- po, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne beve- te, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giu- dicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammo- niti per non essere condannati insieme con il mondo. Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta. Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. 

acclamazione al vangelo cfr. Marco 14,48-49; Luca 22,47-48 

Coro «Siete venuti a prendermi
armati di spade, come fossi un ladro!
Ogni giorno
ero in mezzo a voi ad insegnare,
e non mi avete arrestato!
Adesso mi consegnate
perché sia crocifisso!».
Mentre ancora stava parlando,
ecco arrivare la folla,
e anche l’apostolo di nome Giuda
si avvicinò a Gesù per dargli un bacio. «Giuda, Giuda,
con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo, perché sia crocifisso!». 

passione del signore nostro gesù cristo 

(Matteo 26,17-75) 

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Ripassano nel Vangelo gli eventi della Passione del Signore: dall’ultima Cena e dall’agonia nell’orto degli ulivi, al tradimento di Giuda, all’arresto, al processo e al rinnegamento di Pietro. La Chiesa li riascolta e li comme- mora per comprendere più profondamente da quale amore è stata salvata e per corrispondervi con un dono più sincero e totale. 

Diac. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Diac. Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo. Tutti Gloria a te, o Signore. 

Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e 

ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profon- damente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 

Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedi- zione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». 

Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allo- ra Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scan- dalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rin- negherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli. 

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, 

passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 

Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». 

Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». 

Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arresta- rono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve av- venire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sa- cerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli an- ziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimo- nianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha be- stemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». 

Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeg- giarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai pre- senti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a impreca- re e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». 

E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Parola del Signore. 

Tutti Lode a te, o Cristo. 

omelia
dopo il vangelo 

Viene cantata un’antifona della tradizione ambrosiana: in essa dichiariamo al Signore la nostra volontà di seguirlo con amore nel suo cammino verso la croce, e di non tradirlo come Giuda. 

Cœnæ tuæ mirabili hódie, Fílius Dei, sócium me áccipis. Non enim inimícis tuis hoc mystérium dicam: non tibi dabo ósculum sicúti et Judas: 

sed sicut latro confiténdo te. Meménto mei, Dómine,
in regno tuo. 

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Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico al banchetto tuo stupendo tu mi accogli. Non affiderò agli indegni il tuo mistero né ti bacerò tradendo come Giuda, ma ti imploro, come il ladro sulla croce, di ricevermi, Signore, nel tuo regno. 

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preghiera universale 

a conclusione della liturgia della parola 

Dona o Padre di misericordia, a tutti i credenti la salvezza ope- rata dalla passione redentrice e infrangi per il tuo amore infinito i vincoli dell’antica condanna in cui ricadiamo continuamente a motivo della nostra fragilità umana. Per Cristo nostro Signore. 

canto di offertorio orazione sui doni 

Arciv. Signore santo, Dio onnipotente, ti sia gradito questo no- stro sacrificio: colui che te lo offre, e insegna oggi ai di- scepoli a rinnovarlo come suo memoriale, è lo stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

preghiera eucaristica 

prefazio 

L’Arcivescovo invita l’assemblea a innalzare il cuore verso il Signore nell’ora- zione e nell’azione di grazie, e la associa a sé nella solenne preghiera che, a nome di tutti, rivolge al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Arciv. In alto i nostri cuori. Tutti Sono rivolti al Signore. 

Arciv. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. Tutti È cosa buona e giusta. 

Arciv. È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo,
a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Il tuo unigenito Figlio,
che possiede con te la natura divina,
per cancellare le nostre colpe si è fatto uomo;
venuto a liberarci, pur essendo il Signore
è venduto a sacrilego prezzo da un servo;
e colui che giudica gli angeli
è trascinato davanti al tribunale di un uomo.
Così strappò dalla morte coloro cui aveva dato la vita. Per questo mistero d’amore
uniti agli angeli e ai santi eleviamo a te, o Padre, unico Dio col Figlio e con lo Spirito Santo,
l’inno della triplice lode. 

santo 

Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. 

Arciv. Veramente santo,
veramente benedetto sei tu, o Dio; tu ci hai voluto
in comunione di vita col Figlio tuo, eredi con lui del tuo regno, cittadini del cielo
e compagni degli angeli, 

se però conserviamo con fede pura
il mistero cantato dalle schiere celesti. E noi, elevati a tale dignità
da poter presentare a te,
per l’efficacia dello Spirito Santo,
il sacrificio sublime
del corpo e del sangue
del Signore nostro Gesù Cristo,
tutto possiamo sperare
dalla tua misericordia. 

CC Per la redenzione del mondo,
egli andò incontro liberamente alla passione che ricordiamo con venerazione
e con amore.
E per istituire un sacrificio
quale sacramento di imperitura salvezza, per primo offrì se stesso come vittima
e comandò di ripresentarne l’offerta. 

In questo giorno, alla vigilia di patire per la salvezza nostra
e del mondo intero,
stando a mensa tra i suoi discepoli, egli prese il pane 

e alzando gli occhi al cielo
a te, Dio, Padre suo onnipotente,
rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane,
lo diede ai suoi discepoli e disse: 

Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. 

Dopo la cena,
allo stesso modo,
prese il calice
e alzando gli occhi al cielo
a te, Dio, Padre suo onnipotente,
rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli
e disse: 

Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti
in remissione dei peccati. 

Diede loro anche questo comando: 

Ogni volta che farete questo
lo farete in memoria di me: predicherete la mia morte, annunzierete la mia risurrezione, attenderete con fiducia il mio ritorno finché di nuovo verrò a voi dal cielo. 

CP Mistero della fede. 

Il popolo acclama dicendo: 

Tutti Tu ci hai redento con la tua croce e la tua risurrezione: 

salvaci, o Salvatore del mondo. 

CC Obbedendo al divino comando,
noi celebriamo, o Padre, questo mistero
e, ricercando nel convito del corpo del Signore una comunione inseparabile con lui,
ne annunziamo la morte. 

Manda a noi, o Padre onnipotente,
l’unigenito tuo Figlio,
tu che ce lo hai mandato con amore spontaneo prima ancora che l’uomo potesse cercarlo.
Da te, che sei Dio ineffabile e immenso,
lo hai generato Dio ineffabile e immenso,
a te uguale.
Donaci, ora, quale fonte di salvezza,
il suo corpo che ha sofferto
per la redenzione degli uomini. 

1C Guarda propizio a questo popolo che è tuo possesso e a tutta la tua famiglia, 

che in comunione col nostro papa Francesco
e col nostro vescovo Mario,
rinnovando il mistero della passione del Signore, proclama le tue opere meravigliose 

e rivive i prodigi che l’hanno chiamata a libertà. Tu che ora ci raduni
col vincolo di un amore sincero
nell’unità della Chiesa cattolica, 

serbaci per il banchetto del cielo
e per la partecipazione alla tua gloria con la beata vergine Maria, sant’Ambrogio e tutti i santi. 

dossologia finale 

Arciv. Con il Signore nostro Gesù Cristo, nell’unità dello Spirito Santo, 

a te, o Padre,
è l’onore, la lode, la gloria, la maestà e la potenza,
ora e sempre, dall’eternità e per tutti i secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

Mentre viene compiuto il gesto della frazione del pane, si esegue il canto 

allo spezzare del pane 

«Questo è il corpo che è dato per voi; questo calice è la nuova alleanza
nel mio sangue – dice il Signore –: fate questo in memoria di me». 

riti di comunione 

Arciv. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento osiamo dire. 

Tutti Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, 

venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti 

come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. 

Arciv. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni,
e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato
e sicuri da ogni turbamento,
nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. 

Tutti Tuo è il regno,
tua la potenza e la gloria nei secoli. 

Arciv. Signore Gesù Cristo
che hai detto ai tuoi apostoli: 

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace»,
non guardare ai nostri peccati,
ma alla fede della tua Chiesa,
e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

Arciv. La pace e la comunione del Signore nostro Gesù Cristo siano sempre con voi. 

Tutti E con il tuo spirito. 

Arciv. Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, 

che toglie i peccati del mondo. 

Tutti O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola
e io sarò salvato. 

canti di comunione 

I 

Di null’altro ci glorieremo,
se non della croce di Cristo Signore. r. 

Egli è nostra salvezza, vita e risurrezione,
per lui siamo stati salvati e liberati. r. 

Celebriamo il Signore, perché è buono:
cantiamo all’amore che ci salva. r. 

Ecco i giorni della nostra salvezza:
vieni presto, Signore, in nostro aiuto! r. 

Presso di te è la fonte della vita:
nella tua luce vediamo la luce. r. 

La tua croce è la nostra salvezza:
la tua morte, Signore, ci dona la vita! r. 

Unica speranza
la tua e nostra Pasqua, Signore. 

Mostraci, o Cristo, la tua misericordia e donaci la tua salvezza! 

II 

Quando nell’ultima Cena,
tradito da Giuda infelice,
con le sue mani Cristo si offerse in cibo, svelò il grande mistero: 

r. 

«Prendete, mangiate il mio corpo, che immolo per voi». 

O pane disceso dal cielo,
chi gusta la tua dolcezza
non muore ma vive in eterno. 

O calice santo del sangue di Cristo, sei prezzo d’eterna salvezza,
sei fonte di grazia celeste. 

Quando nell’ultima Cena,
vigilia di cruda passione,
Cristo agli amici porse fragrante il vino, svelò il gran mistero: 

«Prendete, bevete il mio sangue, ch’è sparso per voi». 

III 

Sono triste fino alla morte. Rimanete qui e vegliate con me. Ora vedrete una folla circondarmi e voi fuggirete, mentre io
andrò ad immolarmi per voi. 

25 

Dopo alcuni istanti di adorazione silenziosa, si canta la 

salmodia dei vespri 

Ant. Ascolta, il Maestro ti dice:* 

«Da te voglio fare la pasqua con i miei discepoli». 

Salmo 69 (70)
O Dio, vieni a salvarmi
Beato il legno del Signore, che ha crocifisso i peccati di tutti. Beata la car- 

ne del Signore, che a tutti ha procurato il nutrimento! (sant’Ambrogio). 

O Dio, vieni a salvarmi,*
Signore, vieni presto in mio aiuto. 

Siano svergognati e confusi* 

quanti attentano alla mia vita. 

Retrocedano, coperti d’infamia,* quanti godono della mia rovina. 

Se ne tornino indietro pieni di vergogna* 

quelli che mi dicono: «Ti sta bene!». 

Esultino e gioiscano in te* quelli che ti cercano; 

dicano sempre: «Dio è grande!»* 

quelli che amano la tua salvezza. 

Ma io sono povero e bisognoso:* Dio, affréttati verso di me. 

Tu sei mio aiuto e mio liberatore:* Signore, non tardare. 

Salmo 133 (134) Invito alla preghiera notturna 

Ecco, benedite il Signore,* voi tutti, servi del Signore; 

voi che state nella casa del Signore* 

durante la notte. 

Alzate le mani verso il santuario* e benedite il Signore. 

Il Signore ti benedica da Sion:* egli ha fatto cielo e terra. 

Salmo 116 (117)
Invito universale alla lode di Dio 

Genti tutte, lodate il Signore,* popoli tutti, cantate la sua lode, 

perché forte è il suo amore per noi* 

e la fedeltà del Signore dura per sempre. 

Gloria al Padre e al Figlio* e allo Spirito Santo. 

Ant. 

Come era nel principio, e ora e sempre* nei secoli dei secoli. Amen. 

Ascolta, il Maestro ti dice:* «Da te voglio fare la pasqua con i miei discepoli». 

orazione dopo la comunione 

Arciv. Concedi, o Dio nostro, a noi che nella cena del tuo Figlio unigenito abbiamo partecipato al suo corpo e al suo san- gue, di non essere coinvolti nelle tenebre del discepolo in- fedele, ma di riconoscere in Cristo il nostro Salvatore, che vive e regna nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. benedizione 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Kyrie eléison, Kyrie eléison, Kyrie eléison. 

Arciv. Sia benedetto il nome del Signore. Tutti Ora e sempre. 

Arciv. Il nostro aiuto è nel nome del Signore. Tutti Egli ha fatto cielo e terra. 

Arciv. Vi benedica Dio onnipotente, Padree Figlioe SpiritoSanto. 

Tutti Amen. congedo 

Diac. Andiamo in pace. Tutti Nel nome di Cristo. 

 

VENERDÌ SANTO 

Celebrazione
della Passione del Signore 

INTRODUZIONE 

In questo giorno, la Chiesa contempla il suo Sposo che, morendo, si offre vittima al Padre per liberare l’umanità dal peccato e dalla morte. La celebrazione del Venerdì santo ci introduce al mistero della sofferenza e della morte salvifica di Cristo e, ad accompa- gnarci, nel cammino incontriamo la prefigurazione profetica del- la Passione del Signore. Dalla familiarità del Cenacolo e dall’ango- scia del Getsèmani, segnate dall’ombra del tradimento, passando attraverso un giudizio iniquo ed umiliante, la liturgia ci guida sino ai piedi della croce e al silenzio del sepolcro. 

La morte del Signore ha scosso la terra, «la gioia si è spenta nei nostri cuori, si è mutata in lutto la nostra danza» (Lamentazioni 5,15), la notte sembra aver soffocato la luce, la morte sembra aver vinto la Vita, ma nel nostro cuore non viene meno la speranza e la fiducia nell’amore di Dio. La Pasqua del Signore è un cammino di umiliazione e di esaltazione, nel coraggioso compimento della volontà del Padre. 

Nella Pasqua si compie il mistero di colui che «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Filippesi 2,6-8). Attraverso questa memoria, la Chiesa continuamente accoglie quel Dio che ancora passa nella storia di oggi e fa della comunità cristiana il suo popolo santo, che vive di Lui e costruisce la storia secondo il suo amore. 

venerdì santo 

Celebrazione
della Passione del Signore 

inizio dei vespri 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

rito della luce 

In questa celebrazione adoriamo il mistero della nostra salvezza e dispo- niamo il nostro cuore nella fede e nel pentimento perché possiamo essere raggiunti, guariti e santificati dal sacrificio di Cristo Redentore.
Mentre si accendono i lumi per rischiarare le tenebre, la liturgia ci fa in- vocare il Signore, vincitore della morte e del peccato, perché continui ad illuminare i nostri cuori con la luce della sua grazia. 

O Dio, tu sei la mia luce; 

Dio mio, rischiara le mie tenebre. 

Per te sarò liberato dal male; 

Dio mio, rischiara le mie tenebre. 

O Dio, tu sei la mia luce; 

Dio mio, rischiara le mie tenebre. 

inno 

1 Vexílla Regis pródeunt; fulget Crucis mystérium, quo carne carnis Cónditor suspénsus est patíbulo. 

2 Confíxa clavis víscera tendens manus, vestígia, redemptiónis grátia
hic immoláta est hóstia. 

3 Quo vulnerátus ínsuper mucróne dirae lánceae; ut nos laváret crímine, manávit unda, sánguine. 

4 Impléta sunt quae cóncinit David fidéli cármine, dicéndo natiónibus: «Regnávit a ligno Deus». 

5 Arbor decóra et fúlgida ornata Regis púrpura, elécta digno stípite
tam sancta membra tángere. 

6 Beáta, cuius bráchiis prétium pepéndit saéculi! Statéra facta est córporis, praedam tulítque Tártari. 

7 Fundis aróma córtice, vincis sapóre néctare, iucúnda fructu fértili plaudis triúmpho nóbili. 

Del Re il vessillo sfolgora, la Croce appare in gloria, ove il Creator degli uomini è appeso a un patibolo. 

I chiodi lo trafiggono, Gesù sospeso sanguina: s’immola qui la vittima che il mondo vuol redimere. 

Spietata poi la lancia trapassa il cuore esanime; l’acqua e il sangue sgorgano che i nostri errori lavano. 

Veraci ora si adempiono le profezie di Davide:
dal legno del patibolo regna il Signor dei secoli. 

Albero degno e fulgido, del Re il sangue sfolgora; il solo eletto a reggere
le membra sue santissime. 

Beata Croce, simile
a mistica bilancia!
Tu porti, appesa vittima, chi ci salvò dagli inferi. 

Spandi profumi nobili più dolce sei del nettare, lieta di frutti floridi,
del Re il trionfo celebri. 

8 Salve ara, salve víctima, de passiónis glória,
qua Vita mortem pértulit et morte vitam réddidit. 

9 O Crux ave, spes única, hoc passiónis témpore; auge piis iustítiam, reísque dona véniam. 

10 Te summa, Deus, Trínitas, colláudet omnis spíritus; quos per crucis mystérium salvas, rege per saécula. Amen. 

prima lettura 

Salve altare e vittima! Nella passione splendida ormai la morte sgomini, vita è donata agli uomini. 

Croce, speranza unica, la Chiesa oggi ti celebra: ai buoni aggiungi grazie, ai rei cancella i crimini. 

O Trinità, ti adorino
i tuoi redenti unanimi:
la Croce ebbe a redimerli, con la tua Croce salvali. Amen. 

(Isaia 49,24-50,10) 

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Dio ci sottrae alla tirannia del peccato e al castigo per le nostre infedeltà, ci richiama dal nostro smarrimento e dalle nostre tenebre per opera del suo Servo fedele. Questi accetta un destino di persecuzione e di dolore fidandosi di Dio che gli accorderà il trionfo definitivo. 

Lett. Lettura del profeta Isaia. 

Si può forse strappare la preda al forte? Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno? Eppure, dice il Signore: «Anche il prigioniero sarà strappato al forte, la preda sfuggirà al tiranno. Io avverserò i tuoi avversari, io salverò i tuoi figli. Farò mangiare le loro stesse car- ni ai tuoi oppressori, si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto. Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe». 

Dice il Signore: «Dov’è il documento di ripudio di vostra madre, con 

cui l’ho scacciata? Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti? Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti, per le vostre colpe è stata scacciata vostra madre. Per quale motivo non c’è nessuno, ora che sono venuto? Perché, ora che chiamo, nessuno risponde? È forse la mia mano troppo corta per riscattare oppure io non ho la forza per liberare? Ecco, con una minaccia prosciugo il mare, faccio dei fiumi un deserto. I loro pesci, per mancanza d’acqua, restano all’asciutto, muo- iono di sete. Rivesto i cieli di oscurità, do loro un sacco per mantello». Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aper- to l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indie- tro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergogna- to, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora. Chi tra voi teme il Signore, ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, confidi nel nome del Signore, si affidi al suo Dio. 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio.
salmello (Salmo 21[22],17c-20.23-24b) 

Hanno forato le mie mani e i miei piedi,* posso contare tutte le mie ossa. 

Essi mi guardano, mi osservano:† si dividono le mie vesti,*
sul mio vestito gettano la sorte. 

Ma tu, Signore, non stare lontano,* mia forza, accorri in mio aiuto. 

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,* ti loderò in mezzo all’assemblea. 

Lodate il Signore, voi che lo temete,* gli dia gloria la stirpe di Giacobbe. 

orazione 

Arciv. Preghiamo.
Volgi benevolo il tuo sguardo, o Dio misericordioso, su questa famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo, consegnandosi liberamente nelle mani dei carnefici subì il supplizio della croce, e ora, glorioso, vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 

Tutti Amen.
seconda lettura (Isaia 52,13-53-12) 

Il profeta Isaia descrive la figura misteriosa del Servo di Dio, che si carica dei nostri peccati e ci guarisce con il suo dolore, espiando ed intercedendo per noi. Le parole del profeta troveranno il loro pieno compimento nella Passione di Gesù. 

Lett. Lettura del profeta Isaia. 

Così dice il Signore Dio: «Ecco, il mio servo avrà successo, sarà ono- rato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché 

vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha ap- parenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e in- giusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fos- se inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il pec- cato di molti e intercedeva per i colpevoli». 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. 36 

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responsorio (cfr. Matteo 27,45-46.51; Giovanni 19,30.34) 

Coro Dense tenebre coprirono tutta la terra, mentre i Giudei crocifiggevano Gesù. Verso le tre del pomeriggio,
Gesù gridò a gran voce: 

«Mio Dio, mio Dio,
perché mi hai abbandonato?».
Uno dei soldati
gli trafisse il fianco con una lancia,
dopo che egli, chinata la testa, emise lo spirito. 

Ecco sùbito un gran terremoto,
il velo del tempio si strappò
e la terra si scosse,
dopo che egli, chinata la testa, emise lo spirito. 

passione del signore nostro gesù cristo (Matteo 27,1-56) Il Vangelo viene proclamato solennemente dall’Arcivescovo. 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Arciv. Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo. Tutti Gloria a te, o Signore. 

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in ca- tene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato con- dannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? 

Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le mone- te, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del va- saio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’I- sraele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore». 

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo in- terrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze porta- no contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. 

A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcera- to famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano con- segnato per invidia. 

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli rispo- sero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia croci- fisso!». 

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo 

rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora ri- mise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero in- dossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimi- sero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. 

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simo- ne, e lo costrinsero a portare la sua croce.
Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, «si divisero le sue vesti, tirandole a sorte». Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. 

Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicen- do: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. 

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomerig- gio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di ace- to, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! 

Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 

Tutti si inginocchiano e si sosta per qualche istante in silenzio. Si spegne ogni luce e, mentre la campana annuncia la Morte del Signore, si spoglia l’altare. La lettura riprende poi con voce sommessa e si conclude senza l’acclamazione: «Parola del Signore». 

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande ti- more e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». 

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. 

omelia
adorazione della croce 

L’Arcivescovo si porta in coro, presso il tabernacolo che custodisce la Reli- quia della Santa Croce. La croce è il luogo in cui si è consumato il sacrificio della nostra riconciliazione: per questo la facciamo oggetto di venerazio- ne, di gratitudine, di amore. 

orazione 

Arciv. Preghiamo.
O Dio, che hai redento l’uomo col sangue prezioso del tuo Figlio unigenito, a quelli che adorano la croce concedi la liberazione dal peccato e la vita eterna che dalla stessa croce è scaturita. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen.
processione e adorazione 

Arciv. Ecco il legno della croce,
al quale fu appeso il Salvatore del mondo. 

Tutti Venite, adoriamo! (Tutti si inginocchiano) 

A nome di tutto il popolo di Dio, l’Arcivescovo compie il gesto di adorazione della croce mentre si cantano le antifone. 

Antifona 1 

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Antifona 2 

Antifona 3 

La croce viene ora presentata alla nostra adorazione. Dio ha disposto che il suo piano di salvezza nei nostri confronti passasse attraverso questo stru- mento di morte. Osserviamo qualche istante di silenzio e meditiamo sul sacrificio di Gesù che ha sparso il suo sangue per ottenerci liberazione e salvezza. 

canto di meditazione 

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preghiera universale 

Raccolti in adorazione davanti alla croce di Gesù, preghiamo per la Chiesa e per il mondo intero. Il diacono introduce l’intenzione di preghiera, che è conclusa da un’orazione del sacerdote.
Al termine di ogni orazione si risponde: Amen. 

1 PER LA SANTA CHIESA 

Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa: il Signore Dio nostro le conceda pace e unità, la protegga su tutta la terra e doni a noi di vivere per la sua gloria. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, che in Cristo hai rivelato la tua gloria a tutte le genti, custodisci l’opera della tua misericordia e fa’ che la santa Chiesa, diffusa su tutta la terra, perseveri con fermezza di fede nella professione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. 

2 PER IL PAPA 

Preghiamo per il nostro santo padre il Papa Francesco: il Signore Dio nostro, che lo ha eletto nell’ordine episcopale, lo conservi alla sua Chiesa per guidare il popolo santo di Dio. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

Dio onnipotente ed eterno, sapienza che reggi tutte le cose, ascol- ta benigno le nostre preghiere: custodisci con paterna bontà il Papa che tu hai scelto per noi perché sotto la sua guida il popolo cristiano, di cui tu sei il pastore unico e vero, cresca nella fede. Per Cristo nostro Signore. 

3 PER TUTTI GLI ORDINI SACRI E PER TUTTI I FEDELI 

Preghiamo per il nostro Vescovo Mario e per tutti i vescovi, per i sacerdoti e per i diaconi, per tutti quelli che svolgono un ministe- ro nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo Spirito guidi e santifichi la Chiesa, accogli la preghiera che ti innalziamo perché secondo il dono della tua grazia tutti i membri della comunità, nel loro ordine e grado, ti possano fedelmente servire. Per Cristo nostro Signore. 

4 PER I CATECUMENI 

Preghiamo per i catecumeni: il Signore Dio nostro apra i loro cuo- ri alla sua misericordia perché nell’acqua del battesimo ricevano il perdono di tutti i peccati e siano incorporati a Cristo Gesù, nostro Salvatore. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, che rendi la tua Chiesa sempre fe- conda di nuovi figli, accresci nei (nostri) catecumeni la luce della fede, perché, rinati nel fonte battesimale, siano accolti tra i tuoi figli di adozione. Per Cristo nostro Signore. 

5 PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI 

Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo: il Signore Dio nostro conceda loro di vivere secondo la verità che professano e li raduni e li custodisca nell’unica sua Chiesa. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, che riunisci i dispersi e li serbi nell’unità, guarda con amore al gregge del Figlio tuo; raccogli nell’integrità della fede e nel vincolo della carità quelli che un uni- co battesimo ha consacrato. Per Cristo nostro Signore. 

6 PER GLI EBREI 

Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abra- mo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore. 

7 PER I NON CRISTIANI 

Preghiamo per quelli che non credono in Cristo: illuminati dallo Spirito Santo, possano entrare anch’essi nella via della salvezza. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, ai nostri fratelli che camminano alla tua presenza in sincerità di cuore, ma non conoscono Cristo, con- cedi di trovare la verità; e a noi dona di crescere nella carità reci- proca e di vivere più profondamente il tuo mistero di salvezza per essere nel mondo testimoni più credibili del tuo amore paterno. Per Cristo nostro Signore. 

8 PER QUELLI CHE NON CREDONO IN DIO 

Preghiamo per quelli che non credono in Dio perché, vivendo con bontà e con rettitudine di cuore, arrivino a conoscerlo e ad amarlo. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, che infondesti nel cuore degli uomi- ni così profonda nostalgia di te, che solo quando ti trovano han- no pace, concedi ai nostri fratelli di scorgere nel mondo i segni della tua bontà e, vedendo la testimonianza di amore di quelli che credono, di riconoscerti con gioia come unico vero Dio, Padre di tutti. Per Cristo nostro Signore. 

9 PER I GOVERNANTI 

Preghiamo per quelli che sono chiamati a reggere la comunità ci- vile: il Signore Dio nostro li illumini e li guidi a cercare il bene di tutti nella libertà, nella giustizia e nella pace. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze de- gli uomini e i diritti dei popoli; illumina coloro che ci governano perché promuovano in una pace duratura il progresso sociale e morale, e la libertà civile e religiosa. Per Cristo nostro Signore. 

10 PER QUELLI CHE SOFFRONO 

Preghiamo, fratelli carissimi, Dio Padre onnipotente perché salvi l’umanità da ogni male; allontani le epidemie, vinca la fame e l’igno- ranza, abbatta i muri di ogni separazione, liberi gli oppressi, pro- tegga chi è in viaggio, conceda il ritorno ai lontani da casa, la conso- lazione ai tribolati, la salute ai malati, ai morenti la salvezza eterna. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti e sostegno dei deboli, ascolta il grido dell’umanità sofferente e accorri in suo aiuto perché tutti si rallegrino di avere sperimentato la tua mise- ricordia. Per Cristo nostro Signore. 

11 PER I DEFUNTI 

Preghiamo per i nostri fratelli che sono morti nella pace di Cristo: associati a lui nel destino di sofferenza e di morte, possano parte- cipare alla gloria della sua risurrezione. 

Preghiera silenziosa. Poi il sacerdote continua: 

O Dio onnipotente ed eterno, che hai abbandonato il tuo unico Figlio alla morte di croce perché tutti noi, chiamati a morire con lui, potessimo con lui rinascere alla vita, dona ai nostri fratelli, che nella fede hanno lasciato questo mondo, di entrare nella gioia della luce senza fine. Per Cristo nostro Signore. 

orazione conclusiva dell’arcivescovo 

Arciv. Preghiamo.
(breve pausa di silenzio) 

O Dio, che hai dato agli uomini
come modello di umiltà e di pazienza
Gesù Cristo nostro fratello
e nostro redentore morto in croce per noi,
donaci di accogliere gli insegnamenti della sua passione e di condividere la sua gloria di Salvatore risorto,
che vive e regna nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

conclusione 

Arciv. Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Tutti Amen. 

Arciv. Il Signore ci benedica e ci esaudisca. Tutti Amen. 

congedo 

Diac. Andiamo in pace. Tutti Nel nome di Cristo. 

Veglia pasquale nella notte santa 

INTRODUZIONE 

Il Sabato santo è il giorno del silenzio contemplativo e adorante che educa l’uomo, preso dalla frenesia, al senso dell’attesa. Nel silenzio di questo giorno infatti si prepara a germogliare il seme della risurrezione: «Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto» (Gio- vanni 12,24). 

La Veglia pasquale, che si svolge nella notte tra il Sabato santo e la Domenica di Pasqua, è considerata la «madre di tutte le sante ve- glie» (sant’Agostino) poiché in essa si celebra l’evento fondamen- tale della fede cristiana: la risurrezione di Cristo e la sua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte. 

La Chiesa, in questa notte beata, chiama tutti i suoi figli a vegliare, in preghiera, per contemplare e rivivere, nell’ascolto prolungato della Parola di Dio e nella celebrazione dei Sacramenti, il pieno compimento del disegno del Padre: «Lo svolgersi di questa veglia santa tutto abbraccia il mistero della nostra salvezza; nella rapida corsa di un’unica notte si avverano preannunzi e fatti profetici di vari millenni» (Preconio pasquale). 

Nel cuore di questa notte santa, il silenzio della morte e della disperazione è rotto per sempre dal grido di gioia e di speranza «Cristo Signore è risorto!» che, attraverso i secoli, ha donato nuo- vo significato all’esistenza dell’uomo. 

I fedeli che partecipano a questa celebrazione, vertice di tutto l’anno liturgico, sono chiamati a ripercorrere il cammino dell’e- sodo, lasciandosi guidare dalla luce divina attraverso quel mira- bile viaggio che è l’intera storia della salvezza: la creazione del 

mondo; il sacrificio di Isacco e la promessa fatta ad Abramo di una discendenza innumerevole, promessa realizzatasi pienamente nel nuovo popolo eletto formato dai figli di Abramo secondo la fede; la pasqua mosaica con l’immolazione dell’agnello pasquale, pro- fezia del vero Agnello immolatosi sulla croce, e l’uscita dall’Egitto; la voce degli antichi profeti con i loro appelli alla purificazione interiore, alla conversione, all’attesa vigilante, fino a giungere alla risurrezione di Cristo, vero compimento di tutta la storia di salvezza. 

Dopo aver contemplato il Signore risorto è necessario farne espe- rienza, bisogna entrare in comunione con lui, prima attraverso l’annuncio apostolico e la parola evangelica, poi nel sacramento del Battesimo, dove veniamo sepolti con Cristo e con Cristo ve- niamo risuscitati, ed infine nella Comunione eucaristica, nel Pane spezzato e nel Sangue sparso per la nostra salvezza. 

Veglia pasquale nella notte santa 

benedizione del lume e accensione del cero 

La solenne Veglia pasquale, madre di tutte le veglie, si apre con la litur- gia della luce. L’Arcivescovo davanti all’altare benedice il lume e accende il cero pasquale. 

introduzione 

Arciv. O Dio, vieni a salvarmi.
Tutti Signore, vieni presto in mio aiuto. 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio,
e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Lode a te, Signore, re di eterna gloria. 

Kyrie eléison, Kyrie eléison, Kyrie eléison. 

orazione 

Arciv. Preghiamo.
(breve pausa di silenzio) 

Signore, Dio nostro, luce perenne, benedici questo lume; come il volto di Mosè per la tua presenza divenne raggiante, così rifulga su noi
lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, 

e ci sia dato di camminare sulla strada della vita come figli della luce verso il tuo regno eterno. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen.

Al lume benedetto si accende il cero pasquale.
La luce del cero vince il buio della notte e, come la colonna di fuoco guida del popolo d’Israele nel deserto, illumina e sostiene la nostra attesa verso l’incontro con il Signore risorto. 

Inizio della Veglia 

Giunto alla cattedra, l’Arcivescovo saluta: 

Arciv. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 

Tutti Amen.
Arciv. La pace sia con voi. 

Tutti E con il tuo spirito. 

Arciv. Fratelli, in questa santissima notte, nella quale Gesù Cri- sto nostro Signore è passato dalla morte alla vita, la Chie- sa, diffusa sulla terra, chiama i suoi figli a vegliare in pre- ghiera. Rivivremo la Pasqua del Signore, nell’ascolto della parola di Dio e nella partecipazione ai sacramenti; e Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sul peccato e sulla morte per vivere con lui, in Dio Padre, la vita nuova. 

preconio pasquale 

Il Preconio è l’elogio solenne e ammirato dei gesti che Dio ha compiuto per Israele, preparando e prefigurando la Pasqua di Gesù, il suo sacrificio e la sua risurrezione. Le immagini diventano vere in Lui: l’Agnello, il Pastore, la Luce, l’Acqua, il Pane per il nuovo Popolo di Dio che è la Chiesa. 

Cant. Esultino i cori degli angeli, esulti l’assemblea celeste. 

Per la vittoria del più grande dei re,
le trombe squillino e annuncino la salvezza. Si ridesti di gioia la terra
inondata da nuovo fulgore; 
le tenebre sono scomparse,
messe in fuga dall’eterno Signore della luce.
Gioisca la Chiesa madre nostra,
irradiata di vivo splendore,
e questo tempio risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.
Ci assista Cristo Gesù, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna col Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

Cant. È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo,
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Tu hai consacrato la Pasqua per tutte le genti
senza immolazione di pingui animali,
ma con il corpo e il sangue
di Cristo, tuo Figlio unigenito.
Hai lasciato cadere i riti del popolo antico
e la tua grazia ha superato la legge.
Una vittima sola ha offerto se stessa alla tua grandezza, espiando una volta per sempre
il peccato di tutto il genere umano.
Questa vittima è l’Agnello prefigurato dalla legge antica; non è scelto dal gregge, ma inviato dal cielo.
Al pascolo nessuno lo guida,
poiché lui stesso è il Pastore.
Con la morte e con la risurrezione
alle pecore tutto si è donato
perché l’umiliazione di un Dio
ci insegnasse la mitezza di cuore
e la glorificazione di un uomo
ci offrisse una grande speranza. 

Dinanzi a chi lo tosava
non volle belare lamento,
ma con voce profetica disse:
«Tra poco vedrete il Figlio dell’uomo assiso alla destra di Dio».
Col suo sacrificio, o Padre,
a te riconcilia i tuoi figli
e, nella sua divina potenza,
ci reca il tuo stesso perdono.
Tutti i segni delle profezie antiche oggi per noi si avverano in Cristo. 

Quasi a rendere visibile l’immagine della luce pasquale, che dal cero si dif- fonde e vince le tenebre, vengono ora accesi i lumi della Chiesa. 

Cant. Ecco: in questa notte beata la colonna di fuoco risplende 

e guida i redenti alle acque che danno salvezza. Vi si immerge il Maligno e vi affoga,
ma il popolo del Signore salvo e libero ne risale. Per Adamo siamo nati alla morte; 

ora, generati nell’acqua dallo Spirito Santo, per Cristo rinasciamo alla vita.
Sciogliamo il nostro volontario digiuno: Cristo, nostro agnello pasquale, 

viene immolato per noi.
Il suo corpo è nutrimento vitale,
il suo sangue è inebriante bevanda;
l’unico sangue che non contamina,
ma dona salvezza immortale a chi lo riceve. Mangiamo questo pane senza fermento, memori che non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che viene da Dio. 

Questo pane disceso dal cielo
vale più assai della manna,
piovuta dall’alto come feconda rugiada.
Essa sfamava Israele,
ma non lo strappava alla morte.
Chi invece di questo corpo si ciba,
conquista la vita perenne.
Ecco: ogni culto antico tramonta,
tutto per noi ridiventa nuovo.
Il coltello del rito mosaico si è smussato.
Il popolo di Cristo non subisce ferita,
ma, segnato dal crisma, riceve un battesimo santo. Questa notte, dobbiamo attendere in veglia
che il nostro Salvatore risorga.
Teniamo dunque le fiaccole accese
come fecero le vergini prudenti;
l’indugio potrebbe attardare
l’incontro col Signore che viene.
Certamente verrà e in un batter di ciglio,
come il lampo improvviso
che guizza da un estremo all’altro del cielo.
Lo svolgersi di questa veglia santa
tutto abbraccia il mistero della nostra salvezza;
nella rapida corsa di un’unica notte
si avverano preannunzi e fatti profetici di vari millenni. Come ai magi la stella,
a noi si fa guida nella notte
la grande luce di Cristo risorto,
che il sacerdote con apostolica voce
oggi a tutti proclama.
E come l’onda fuggente del Giordano
fu consacrata dal Signore immerso,
ecco, per arcano disegno,
l’acqua ci fa nascere a vita nuova. 

Infine, perché tutto il mistero si compia,
il popolo dei credenti si nutre di Cristo.
Per le preghiere e i meriti santi di Ambrogio, sacerdote sommo e vescovo nostro,
la clemenza del Padre celeste
ci introduca nel giorno del Signore risorto. A lui onore e gloria nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

Coro Pasqua è gioia, Pasqua è luce; vinta è l’ombra della notte: 

la vittoria di Gesù
ci riscatta a libertà. Cielo esulta, terra canta; per la nuova creazione l’inno di grazie risuoni! 

Tutti A te salga questo canto come offerta che s’unisce 

al concerto di lassù,
festa dell’eternità.
Cristo è vita, vera pace:
ha le chiavi della morte. Gloria a te, Padre, nei secoli! 

Liturgia della Parola 

Disponiamo il cuore all’ascolto della Parola di Dio e meditiamo come, nell’antica alleanza, Dio ha salvato il suo popolo e come, nella pienezza dei tempi, ha inviato il suo Figlio per la nostra redenzione. 

prima lettura (Genesi 1,1-2,3a) 

Il racconto della Genesi, ricordando i segni della potenza e della bontà di Dio, è prefigurazione della nuova creazione inaugurata dalla risurrezione del Signore. 

Lett. Lettura del libro della Genesi. 

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle ac- que. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 

Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buo- na. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno se- condo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 

Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per sepa- rare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 

Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e mol- tiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 

Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il be- stiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che striscia- no sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». 

Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. 

Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò. 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. salmello 

Tuoi sono i cieli, Signore, e tua è la terra. 

Tu hai fondato il mondo e quanto contiene. 

Canterò senza fine le tue grazie: con la mia bocca annunzierò
la tua fedeltà nei secoli. 

Tu hai fondato il mondo e quanto contiene. 

orazione 

(cfr. Salmo 88[89],12.2) 

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Arciv. Preghiamo.
O Dio, potenza perenne e luce senza tramonto, guarda con amore allo stupendo mistero della tua Chiesa e sere- namente attendi, secondo il tuo disegno eterno, all’opera della salvezza umana; il mondo intero ammirato contem- pli che l’universo abbattuto e decrepito risorge e si rinno- va, e tutto ritorna all’integrità primitiva in Cristo, da cui tutto prese principio. Per lui che vive e regna nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

seconda lettura (Genesi 22,1-19) 

Isacco, che Abramo è disposto ad offrire a Dio con fede eroica e totale obbedienza, è immagine dell’unigenito Figlio di Dio che si è sacrificato per noi sulla croce. 

Lett. Lettura del libro della Genesi. 

In quei giorni. Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 

Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’o- locausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il col- tello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Ripre- se: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. 

Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immo- lare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non sten- dere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere». L’angelo del Signore chiamò dal cielo 

Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». 

Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. salmello 

Offri a Dio
un sacrificio di lode. 

Sciogli all’Altissimo i tuoi voti. 

Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra. 

Sciogli all’Altissimo i tuoi voti. 

orazione 

(cfr. Salmo 49[50],14.1) 

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Arciv. Preghiamo.
O Dio, Padre dei credenti, che, offrendo a tutti gli uomini il dono della tua adozione, moltiplichi nel mondo i figli della promessa e nel mistero battesimale rendi Abramo, secondo la tua parola, padre di tutte le genti, concedi ai popoli che ti appartengono di accogliere degnamente la grazia della tua chiamata. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen. 

terza lettura (Esodo 12,1-11) 

Il sangue dell’agnello preserva gli Ebrei dallo sterminio, ma il vero Agnello pasquale è Gesù, che ha dato il suo corpo e sparso il suo sangue perché noi vivessimo della sua stessa vita. 

Lett. Lettura del libro dell’Esodo. 

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egit- to: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle per- sone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto cia- scuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo con- serverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!”». Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. 

cantico dei tre fanciulli (cfr. Daniele 3,52.54.57.77.85) Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, 

degno di lode e di gloria nei secoli. Amen. Benedetto il tuo nome glorioso e santo, 

degno di lode e di gloria nei secoli. Amen. Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, 

degno di lode e di gloria nei secoli. Amen. Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen. Benedite, sorgenti, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen. Benedite, servi del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen. Benediciamo il Padre, e il Figlio, e lo Spirito Santo, 

lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Amen. orazione 

Arciv. Preghiamo.
O Dio di infinito amore, che hai comandato al tuo popo- lo in Egitto di cibarsi dell’agnello, la cui immolazione per tuo dono avrebbe loro ridato la libertà, salva anche noi nel sangue di Cristo, che è il vero Agnello pasquale, perché, liberati dalla schiavitù del demonio, nella verità e nella giustizia possiamo fedelmente celebrare la nostra pasqua nel Signore risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

quarta lettura (Esodo 13,18b-14,8) 

Israele vive nell’Esodo l’evento fondamentale della sua liberazione e speri- menta il vertice dell’azione salvifica di Dio che delinea e conduce la storia del suo popolo. 

Lett. Lettura del libro dell’Esodo. 

In quei giorni. Gli Israeliti, armati, uscirono dalla terra d’Egitto. Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto prestare un solenne giuramento agli Israeliti, dicendo: «Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa». 

Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. 

Il Signore disse a Mosè: «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achiròt, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Sefòn; di fronte a quel luogo vi accamperete presso il mare. Il faraone penserà degli Israeliti: “Vanno errando nella regione; il deserto li ha bloccati!”. Io renderò ostinato il cuore del faraone, ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!». Ed essi fecero così. 

Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che cosa abbiamo fatto, lasciando che Israele si sottraesse al nostro servi- zio?». Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese sei- cento carri scelti e tutti i carri d’Egitto con i combattenti sopra ciascu- no di essi. Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re d’Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio.

cantico di mosè (Esodo 15,1-3.18.19-21) 

Allora Mosè e gli Israeliti
cantarono questo canto al Signore e dissero: «Voglio cantare in onore del Signore:
perché ha mirabilmente trionfato». 

«Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato». 

Ha gettato in mare 

cavallo e cavaliere. 

Mia forza e mio canto è il Signore: 

egli mi ha salvato. 

È il mio Dio e lo voglio lodare, 

è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare! 

Dio è prode in guerra, 

si chiama Signore. 

Il Signore regna 

in eterno e per sempre!». 

Gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto 

in mezzo al mare. 

Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano:
dietro a lei uscirono le donne coi loro timpani, formando cori di danze. 

Maria fece loro cantare il ritornello: «Cantate al Signore
perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare 

cavallo e cavaliere!». 

«Cantate al Signore
perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare
cavallo e cavaliere!». 

orazione 

Arciv. Preghiamo.
Moltiplica, Dio onnipotente ed eterno, la discendenza pro- messa alla fede dei patriarchi e accresci il numero dei tuoi figli perché la Chiesa veda in larga parte adempiuto il di- segno universale di salvezza nel quale i nostri padri hanno fermamente sperato. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen.
quinta lettura (Isaia 54,17c-55,11) 

La Parola uscita dalla bocca di Dio ne realizza il disegno di salvezza; per tutti i popoli assetati, chiamati alle acque, è stabilita un’alleanza eterna. 

Lett. Lettura del profeta Isaia. 

Così dice il Signore Dio: «Questa è la sorte dei servi del Signore, quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore. O voi tutti as- setati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gu- sterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovra- no sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accor- reranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovra- 

stano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano sen- za avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata». 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. salmello 

Benedetto il Signore, Dio di Israele: Egli solo compie prodigi. 

(cfr. Salmo 71[72],18-19a.1.6) 

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Benedetto il suo nome glorioso per sempre. 

Dio, da’ al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
egli scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra. 

Benedetto il suo nome glorioso per sempre. 

orazione 

Arciv. Preghiamo.
Dio onnipotente, unica vera speranza del mondo, con la parola dei profeti hai preannunziato gli avvenimenti di salvezza che oggi si compiono; ravviva nel tuo popolo, ri- conciliato con te, il desiderio del bene poiché, se tu non la ispiri, la virtù nei tuoi fedeli non si accresce. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen. 

sesta lettura (Isaia 1,16-19) Dio ci invita a purificare il cuore con una nuova condotta di vita.
Lett. Lettura del profeta Isaia. 

Così dice il Signore Dio: «Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. Su, venite e di- scutiamo – dice il Signore –. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra». 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. antifona 

Sicut cervus desíderat ad fontes aquárum: ita desíderat ánima mea ad te, Deus. 

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia a te, Signore! 

orazione 

(Salmo 41[42],2) 

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Arciv. Preghiamo.
O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa chiamando nuovi figli da tutte le genti, custodisci nella tua protezione co- loro che fai rinascere dall’acqua del battesimo. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen.

annuncio della risurrezione 

L’Arcivescovo bacia e incensa l’altare, quindi per tre volte, con tono di voce sempre più alto, dà l’annuncio della risurrezione e subito si suonano le campane e l’organo. 

Arciv. Cristo Signore è risorto. Tutti Rendiamo grazie a Dio. 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

Oppure in lingua latina: 

Arciv. Christus Dóminus resurréxit. Tutti Deo grátias. 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

orazione 

Arciv. Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, che sei mirabile in tutte le ope- re del tuo amore, illumina i figli da te redenti perché com- prendano e riconoscano che, se fu prodigio grande all’ini- zio la creazione del mondo, prodigio ancora più adorabile e grande nella pienezza dei tempi è il compimento della nostra salvezza nell’immolazione pasquale di Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

settima lettura (Atti 2,22-28) Dio ha sciolto Gesù dal potere della morte: Egli non poteva conoscere la 

corruzione del sepolcro e, nella risurrezione, è stato richiamato alla vita. 

Lett. Lettura degli Atti degli Apostoli. 

In quei giorni. Pietro parlò al popolo e disse: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che que- sta lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Con- templavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”». 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. salmo 

Venite al Signore con canti di gioia, perché ha compiuto prodigi. 

(Salmo 117[118]) 

Celebrate il Signore, perché è buono;
eterna è la sua misericordia. r. 

La destra del Signore si è alzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie. r. 

Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore. r. 

epistola 

(Romani 1,1-7) 

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La risurrezione di Gesù è il cuore dell’annuncio evangelico e il segno della nostra giustificazione mediante la fede. 

Lett. Lettera di san Paolo apostolo ai Romani. 

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per an- nunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con po- tenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo! 

Parola di Dio. 

Tutti Rendiamo grazie a Dio. 

canto al vangelo 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

È risorto, come dal sonno, il Signore, come un forte inebriato. 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

È stata immolata la nostra vittima pasquale, l’Agnello, che è Cristo Signore. 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

vangelo 

(Matteo 28,1-7) 

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L’angelo annuncia la risurrezione a Maria di Màgdala e all’altra Maria. 

Diac. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Diac. Lettura del Vangelo secondo Matteo. Tutti Gloria a te, o Signore. 

In quel tempo. Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della setti- mana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sce- so dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi prece- de in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». 

Parola del Signore. 

Tutti Lode a te, o Cristo.

omelia 

benedizione dell’acqua lustrale 

L’Arcivescovo benedice l’acqua con questa orazione: 

Arciv. Fratelli, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro per- ché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi in ricordo del nostro battesimo. Egli ci rinnovi interiormen- te e ci conceda di essere sempre fedeli allo Spirito che ci è stato donato. 

E, dopo una breve pausa di preghiera silenziosa, a mani giunte, prosegue: 

Dio di bontà e di misericordia, ascolta la preghiera di que- sto popolo che ricorda l’opera mirabile della creazione e la grazia ancora più mirabile della salvezza. Dégnati di be- nedirequest’acqua, creata a portare fertilità alla terra, freschezza e sollievo ai nostri corpi. In questo tuo dono riveli molti segni della tua benevolenza. Passando per le acque del Mar Rosso, Israele ha raggiunto la libertà pro- messa; una sorgente, che hai fatto scaturire nel deserto, ha sollevato il tuo popolo dal tormento della sete; con l’im- magine dell’acqua viva i profeti hanno offerto agli uomi- ni l’annunzio della nuova alleanza; infine, nell’acqua del fiume Giordano, santificata da Cristo, tuo Figlio, hai dato inizio al popolo nuovo, liberato dalla colpa d’origine nel sacramento della rinascita. Nel segno di quest’acqua be- nedetta, ravviva, o Padre, il ricordo del nostro battesimo e raduna l’assemblea gioiosa di tutti i fratelli, battezzati nel mistero pasquale di Cristo Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen. 

rinnovazione delle promesse battesimali 

Compiuta la benedizione dell’acqua, tutti, in piedi, rinnovano le promesse del loro battesimo: 

Arciv. Fratelli carissimi, per mezzo del battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale di Cristo: siamo stati con lui sepolti nella morte per risorgere con lui a vita nuova. Ora al termine dell’itinerario quaresimale, rinnoviamo le promesse del nostro battesimo, con le quali un giorno ab- biamo rinunciato a Satana e alle sue opere, impegnandoci a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica. 

Arciv. Rinunciate a Satana? Tutti Rinuncio.
Arciv. E a tutte le sue opere? Tutti Rinuncio. 

Arciv. E a tutte le sue seduzioni? Tutti Rinuncio. 

Arciv. Credete in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra? 

Tutti Credo.
Arciv. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, 

che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risusci- 

tato dai morti e siede alla destra del Padre? 

Tutti Credo.
Arciv. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la 

comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurre- 

zione della carne e la vita eterna? 

Tutti Credo. L’Arcivescovo conclude: 

Arciv. Iddio Padre onnipotente, che ci ha liberato dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia, nel Signore Gesù, per la vita eterna. 

Tutti Amen.
L’Arcivescovo, alla cattedra, riprende la messa con la preghiera dei fedeli 

orazione a conclusione della liturgia della parola 

Arciv. O Padre, che nella celebrazione pasquale hai rianimato il mondo con la forza della grazia divina, serbaci per sempre i doni che l’annua festività ci ha portato, perché nella fe- deltà dei nostri fuggevoli giorni possiamo arrivare alla vita che non finisce. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen. 

Liturgia eucaristica 

canto di offertorio orazione sui doni 

Arciv. Accogli, o Padre, questi doni che lieta la Chiesa ti offre; tu che l’hai rallegrata con la celebrazione della vittoria pasquale, guidala fiduciosa alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen. prefazio 

L’Arcivescovo invita l’assemblea a innalzare il cuore verso il Signore nell’o- razione e nell’azione di grazie, e la associa a sé nella solenne preghiera che, a nome di tutti, rivolge al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Arciv. In alto i nostri cuori. Tutti Sono rivolti al Signore. 

Arciv. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. Tutti È cosa buona e giusta. 

Arciv. È veramente cosa buona e giusta
benedirti in ogni tempo, o Padre,
ma soprattutto proclamare la tua gloria
in questa notte memoranda
nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato; Agnello di Dio, egli ha tolto i peccati del mondo, morendo ha distrutto la morte
e risorgendo ha rinnovato la vita.
Per questo mistero,
con il cuore traboccante di gioia,
esultano gli uomini di tutta la terra
e uniti agli angeli e ai santi
cantano l’inno della lode perenne. 

santo 

Santo, Santo, Santo
il Signore, Dio dell’universo. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. 

Arciv. Veramente santo, veramente benedetto 

è il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio tuo. 

CC Egli, che è Dio infinito ed eterno, discese dal cielo, 

si umiliò fino alla condizione di servo e venne a condividere la sorte
di chi si era perduto. 

Accettò volontariamente di soffrire
per liberare dalla morte l’uomo
che lui stesso aveva creato;
con amore che non conosce confini
ci lasciò quale sacrificio da offrire al tuo nome il suo corpo e il suo sangue, 

che la potenza dello Spirito Santo rende presenti sull’altare. 

La vigilia della sua passione, sofferta per la salvezza nostra
e del mondo intero,
stando a mensa tra i suoi discepoli, egli prese il pane, 

ti rese grazie
con la preghiera di benedizione, lo spezzò
e lo diede a loro dicendo: 

Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. 

Dopo la cena,
allo stesso modo,
prese il calice
e alzando gli occhi al cielo
a te, Dio,
Padre suo onnipotente,
rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli
e disse: 

Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti
in remissione dei peccati. 

Diede loro anche questo comando: 

Ogni volta che farete questo
lo farete in memoria di me: predicherete la mia morte, annunzierete la mia risurrezione, attenderete con fiducia il mio ritorno finché di nuovo verrò a voi dal cielo. 

Arciv. Mistero della fede.
Tutti Tu ci hai redento con la tua croce 

e la tua risurrezione:
salvaci, o Salvatore del mondo. 

Arciv. Il mistero che celebriamo, o Padre, 

è obbedienza al comando di Cristo. 

CC Manda tra noi in questa azione sacrificale colui che l’ha istituita 

perché il rito che noi compiamo con fede abbia il dono della presenza del Figlio tuo nell’arcana sublimità del tuo sacramento. E a noi, che in verità partecipiamo 

al sacrificio perennemente offerto
nel santuario celeste,
concedi di attingere la viva e misteriosa realtà del corpo e del sangue del Signore. 

1C Dégnati, o Dio, di accogliere questo sacrificio pasquale: 

uniti alla beata Vergine Maria madre di Dio, a sant’Ambrogio e a tutti i santi,
insieme col papa nostro Francesco
e col vescovo nostro Mario, 

noi te lo offriamo con cuore umile e grato per la tua santa Chiesa,
diffusa su tutta la terra
e radunata nello Spirito Santo 

dall’amore del suo Redentore; te lo offriamo inoltre
per i sacerdoti a te consacrati, per questo tuo popolo 

che in te ha trovato misericordia e per i nostri fratelli
che ci hanno preceduto
nella fiduciosa speranza 

della venuta del tuo regno.
Serba scritti nel libro della vita
i nomi di tutti
perché tu li possa tutti ritrovare
nella comunione di Cristo Signore nostro. 

dossologia finale 

Arciv. Con lui e con lo Spirito Santo, a te, o Padre, 

è l’onore, la lode, la gloria, la maestà e la potenza,
ora e sempre, dall’eternità e per tutti i secoli dei secoli. 

Tutti Amen.

allo spezzare del pane 

Morivo con te sulla croce, oggi con te rivivo.
Con te dividevo la tomba, oggi con te risorgo. Donami la gioia del regno, Cristo, mio Salvatore. Alleluia, alleluia. 

Riti di Comunione 

Arciv. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento osiamo dire. 

Tutti Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, 

venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. 

Arciv. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni,
e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato
e sicuri da ogni turbamento,
nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. 

Tutti Tuo è il regno,
tua la potenza e la gloria nei secoli. 

Arciv. Signore Gesù Cristo
che hai detto ai tuoi apostoli: 

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace», non guardare ai nostri peccati,
ma alla fede della tua Chiesa,
e donale unità e pace 

secondo la tua volontà. 

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. 

Tutti Amen.

Arciv. La pace e la comunione
del Signore nostro Gesù Cristo siano sempre con voi. 

Tutti E con il tuo spirito. 

Arciv. Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, 

che toglie i peccati del mondo. 

Tutti O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola
e io sarò salvato. 

canto di comunione 

L’albero della vita
è donato a chi crede; ecco la porta s’apre ai tuoi servi fedeli. Acqua di fonte viva ci disseta e ci sazia. Alleluia, alleluia. 

orazione dopo la comunione 

Arciv. Preghiamo.
A noi, che abbiamo partecipato al banchetto pasquale e ci siamo nutriti del Pane di vita e del Calice di salvezza, concedi, o Dio, di esserne sostenuti e difesi fino al regno eterno. Per Cristo nostro Signore. 

Tutti Amen. 

benedizione solenne 

Arciv. Il Signore sia con voi. Tutti E con il tuo spirito. 

Kyrie eléison, Kyrie eléison, Kyrie eléison. 

Arciv. In questa santa notte di Pasqua, vi benedica Dio onnipotente 

e vi custodisca da ogni peccato. 

Tutti Amen. 

Arciv. Iddio, che nella risurrezione del suo Figlio ha rinnovato l’umanità intera, 

vi renda partecipi della sua vita immortale. 

Tutti Amen. 

Arciv. Voi, che dopo i giorni della passione,
celebrate con gioia la risurrezione del Signore, possiate giungere alla grande festa
della Pasqua eterna. 

Tutti Amen. 

Arciv. E la benedizione di Dio onnipotente, Padree Figlioe SpiritoSanto, discenda su voi e con voi rimanga sempre. 

Tutti Amen. congedo 

Diac. Andiamo in pace. Tutti Nel nome di Cristo.