Relazione finale della visita pastorale

La nostra riflessione, a partire dai suggerimenti del Cardinale, ha portato ad individuare tre linee, peraltro collegate tra loro, inerenti alla famiglia, alla Chiesa come esperienza comunionale ed al rapporto tra fede e vita.

Nella nostra realtà parrocchiale vi sono molte famiglie impegnate nel catechismo, coro, calcio, oratorio; vi è anche un gruppo di spiritualità familiare che si incontra mensilmente per un cammino biblico. Questi gruppi già esistenti possono fare molto per coinvolgere altre famiglie e singole persone tramite inviti ad iniziative parrocchiali, in una prospettiva di allargamento di orizzonti, nella gioia di fare le cose. Molto si può ancora fare e stiamo lavorando perché si renda, in modo più chiaro, la famiglia soggetto di pastorale, anche se non è facile intuire le strade per farlo. La famiglia, nella nostra realtà cittadina, è infatti oggi soggetta a molte pressioni esterne ed interne e fatica a diventare una risorsa per la società e per la chiesa.

Rispetto al secondo punto della riflessione è emerso con chiarezza, dai vari interventi dei componenti il CPP, che anche la nostra comunità sa esprimere questo aspetto fondamentale di Chiesa che è l’esperienza comunionale. Tuttavia è importante stare sempre molto attenti perché la parrocchia non diventi una realtà di eventi, bensì mantenga costantemente il suo aspetto di comunione. Si individua la Messa come elemento centrale per offrire a tutti un’esperienza importante di comunione e comunità. Pertanto deve essere curata dal punto di vista della predicazione, del canto, dei momenti liturgici, per far sentire la persona dentro una comunità, oltre che favorire l’incontro con il Padre.

La riflessione inerente al rapporto tra fede e vita ha fatto emergere l’esigenza di incarnare la fede in opere concrete, capaci di rispondere alle fatiche della nostra gente. Si è evidenziato, in particolare, il problema del lavoro come piaga profonda del nostro territorio.

Dove non c’è lavoro, manca, infatti, la dignità! Come dice Papa Francesco: “il lavoro è una realtà essenziale per la società, per le famiglie e per i singoli” che “riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità.

Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana, perché la realizza come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali”. Da qui “deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità”. Perciò, anche noi, come comunità parrocchiale abbiamo intrapreso un progetto per cercare di dare una possibilità di lavoro a persone che ne sono prive e che si trovano in situazioni sociali e culturali difficili.

L’idea imprenditoriale origina da un servizio di tutoring lavorativo svolto per tre anni (2013 – 2016) sul territorio della nostra parrocchia, presso le case popolari di Via Salomone 64 (case bianche), all’interno di un progetto di Coesione Sociale finanziato dal comune di Milano ed in collaborazione con altre associazioni (La Strada, La Nostra Comunità, ARS, Caritas …). Questo servizio ha permesso di far emergere l’esigenza fortissima di lavoro e di dignità per gli abitanti del quartiere, in particolare le fasce più deboli. L’incontro con centinaia di soggetti richiedenti lavoro ha stimolato la parrocchia ad avviare anzitutto un percorso di insegnamento sartoriale, attraverso volontarie professionalmente molto valide (svoltosi per tutto l’anno sociale corrente) ed ora si pensa di dare vita ad una cooperativa di sartoria per offrire opportunità di formazione professionale ed inserimento lavorativo a donne disoccupate in difficili situazioni personali o familiari. A questo scopo si è raccolto, nell’anno sociale attuale, un finanziamento di circa 20. 000 euro che farà da base alla creazione di tale soggetto cooperativo. Questa scelta ci è parsa in particolare sintonia con il giubileo della misericordia. Poiché anche con questo piccolo segno di solidarietà si potrà compiere un passo fondamentale per dare durata nel tempo ad alcune opere di misericordia corporale, rivolte a persone bisognose.